Il re e Margherita. Amore e morte nell'Italia di casa Savoia by Silvio Bertoldi

Il re e Margherita. Amore e morte nell'Italia di casa Savoia by Silvio Bertoldi

autore:Silvio Bertoldi [Bertoldi, Silvio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical, Biografia, Biography & Autobiography
ISBN: 9788817004350
Google: GTB4AAAACAAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2004-10-14T23:00:00+00:00


XIII. I piaceri del re

Non si deve pensare che il re non fosse all’altezza del suo rango nel rapporto con la società che lo circondava. D’estate ospitava splendidamente a Monza, quando vi si ritirava con la Corte per tre mesi. Gli ospiti avevano a disposizione bellissime stanze, servitù, tavola principesca, facoltà di trattenersi a loro piacere. Venivano i parenti Savoia, specie gli Aosta, per i cui ragazzi i sovrani provavano una simpatia mista a invidia, vedendoli alti e belli, e confrontandoli con il malriuscito frutto della loro unione. Venivano principi e aristocratici stranieri, uomini politici, studiosi, scienziati.

Il re usava loro la finezza di far chiedere, al momento della partenza, dove desideravano che gli si spedisse il bagaglio. Un funzionario di Corte provvedeva e, sempre a nome del sovrano, veniva consegnato all’ospite un biglietto di prima classe per il ritorno a casa. Capitò che un tale, per bizzarria o credendo di mostrarsi spiritoso, chiese un biglietto per New York. Umberto non si scompose: «Faccia avere a quel signore il biglietto per New York e lo cancelli dalla lista dei nostri invitati».

Amava la caccia e con i suoi accompagnatori faceva stragi di fagiani e di cinghiali, nelle tenute reali. Gli piaceva la caccia alla volpe con le battute nell’Agro romano. Gli piaceva perché si praticava a cavallo e i cavalli erano la sua grande passione. Ne aveva centinaia nelle sue scuderie e i suoi incaricati gli acquistavano i purosangue migliori. Cavalcava per ore, con una resistenza straordinaria alla fatica, mettendo a dura prova gli altri cacciatori costretti a seguirlo. In quelle occasioni vestiva secondo la moda inglese, giacca rossa sui calzoni di pelle candida e berretto di velluto nero. Spesso anche Margherita partecipava alle battute, considerate un rito mondano che introduceva nella Corte italiana le costumanze di quella britannica. La regina non montava a cavallo perché non sapeva cavalcare (in tutta la sua vita non praticò mai alcun esercizio fisico e anche a questo si deve l’appesantirsi che contraddistinse in lei il passare degli anni). Si limitava a seguire in carrozza i cacciatori. L’accompagnava qualcuna delle sue dame, specie Paola Pes di Villamarina, la sua amica del cuore.

La Villamarina l’aiutava anche nel censimento dell’aristocrazia nera che la regina andava compilando giorno per giorno, singolare operazione intesa a conoscere dei nobili di parte papalina (e quindi, secondo Margherita, da conquistare alla causa sabauda) ogni informazione possibile. Preparava, specie delle signore, delle vere e proprie schede, arrivando al punto di aggiungere a ciascuna di esse la fotografia della persona a cui si riferivano. Oltre a ciò incasellava ogni dato nella sua prodigiosa memoria, il che le permetteva di riconoscere una persona a distanza di anni e di ricordarne fulmineamente tutto quanto c’era da sapere, lasciandola sbalordita e compiaciuta.

Umberto non aveva di simili curiosità e anzi, per meglio dire, di curiosità non ne aveva di alcun genere. Era un uomo monotono, generalmente di buon umore, ma soggetto di tanto in tanto a crisi di malinconia, che però non faceva pesare sugli altri. Era appassionato delle



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